In portafoglio note multinazionali come Siemens, Canon, Roche, Nestlé, Cognizant, Leroy Merlin. Presente anche negli Stati Uniti, in Brasile, Messico, Perù e Portogallo, BusUp, start-up spagnola specializzata nell’organizzazione di navette aziendali, ha recentemente chiuso un aumento di capitale da sei milioni, consolidandosi come player referente a livello mondiale nella gestione integrale all in one di servizi di mobilità aziendale.
Il target sono quelle imprese con sede al di fuori delle città, che devono poter offrire ai propri dipendenti un servizio navetta ad hoc. I tipi di tragitto possono essere personalizzati o in alcuni casi i dipendenti di queste aziende possono raggiungere con il Tpl degli hub e BusUp interviene per coprire l’ultimo miglio.
La start-up spagnola crea un distinguo tra le aziende definite ‘leader’, che smuovono cioè più di duecentocinquanta dipendenti, e le piccole-medie definite ‘follower’. Una leader è il quartier generale o la filiale di una multinazionale, che può disporre d’un proprio servizio navetta aziendale dedicato, mentre l’azienda ‘follower’ non ha volumi per essere interessata a investire su tragitti propri. “Individuata un’azienda leader e digitalizzato il suo servizio, lavoriamo per creare degli ecosistemi di servizi condivisi (bus ride sharing) studiando il territorio, coinvolgendo aziende più piccole interessate ad acquistare posti liberi sul bus dei titolari dei tragitti. Questa dinamica d’acquisto e vendita di posti liberi apporta notevoli vantaggi economici a tutte le aziende coinvolte”, dichiara a Pullman il general manager per la Spagna di BusUp, l’italiano Marco Boggetto. Trentaquattrenne torinese, avvocato e nessuna parentela con l’omonima impresa di autoservizi piemontese, dal 2020 lavora per la start-up spagnola. “Siamo un’entità che riesce a raggruppare diverse aziende e fare trasporto condiviso. La nostra forza è che siamo multi clienti - continua Boggetto – e, grazie alla tecnologia, siamo sempre in grado d’adattare l’offerta realmente necessaria alla domanda degli utenti. Lavoriamo con qualsiasi operatore tradizionale, aumentando la proposta di valore dello stesso, ottimizzando il servizio e offrendo ai clienti in tempo reale, indicatori e informazioni che permettono di prendere migliori e più consce decisioni.” Tra le altre cose, BusUp offre la possibilità di adattare il veicolo utilizzato per la navetta aziendale in base al tasso medio di riempimento riscontrato negli ultimi giorni, necessità molto attuale nel nuovo contesto di alternanza tra smart working e lavoro in presenza post pandemia. Per venire incontro alle esigenze dei clienti, BusUp non offre soluzioni preconfezionate bensì un vero e proprio servizio di consulenza di mobility management sulla base delle esigenze di ciascuna impresa. “Normalmente, nelle grosse organizzazioni, ci sono delle risorse che lavorano sulla gestione della mobilità - spiega sempre Boggetto - noi permettiamo che queste persone si preoccupino del core business e tutto ciò che riguarda il trasporto venga gestito in outsourcing da BusUp.”
Uno dei clienti di BusUp in Portogallo è la multinazionale della consulenza Accenture a cui la start-up spagnola ha fornito una propria App utente. Grazie a quest’applicazione, i dipendenti dei clienti BusUp scaricano un proprio QR code che verrà poi validato al momento della salita sull’autobus. “Grazie al nostro sistema, Accenture è perfino riuscita a ricostruire il tracciamento di un caso di Covid. Le otto persone che erano a bordo del bus quella mattina con il passeggero risultato positivo sono state isolate, evitando la chiusura dell’intera sede coinvolta con notevoli risparmi economici e in totale sicurezza”, spiega Boggetto.
Al contrario di altre aziende del settore bus che per colpa del Coronavirus hanno visto ridursi il proprio volume di affari, BusUp è in controtendenza. “La pandemia ci ha aiutato a scoprire nuovi scenari e nuove funzionalità della tecnologia che senza il virus non avremmo scoperto. Per la mobilità questo è senza dubbio un momento importante che apre nuovi scenari.”
Nata nel 2016, grazie anche a un investimento d’un milione e mezzo di euro dall’Unione Europea, BusUp si concentrò inizialmente sul b2c, vendendo posti singoli al cliente finale. All’inizio si proponeva un po’ come un ‘Blablacar degli autobus’, condividendo l’autobus con altri viaggiatori che non si conoscevano. In seguito cominciò a puntare anche sull’organizzazione di bus per festival o concerti e altro grossi eventi. Ma oggi il core business è altro
Inevitabile il confronto con le principali start-up italiane del mondo dell’autobus e in particolare con quelle di social bus sharing, che per ora non paiono raccogliere ingenti risorse. “Alcune di loro, nonostante i buoni propositi iniziali, probabilmente si sono poi un po’ troppo adattate alle dinamiche di trasporto tradizionali, per questo non hanno chiuso round come il nostro”, specifica Boggetto. “A livello di business e d’informazione che gira intorno al mondo start-up, l’ecosistema è molto più florido a Madrid e Barcellona, piuttosto che a Milano o a Torino.”, chiosa Boggetto, che continua, “Ciò è dettato dalla mentalità. L’Italia è troppo conservatrice. Nella penisola iberica o in Francia è normale per un genitore dire al figlio ‘vai a lavorare in una start-up’. L’italiano medio invece vede lo start-upper come un sognatore, che rischia di fallire se non sta creando qualcosa di veramente innovativo.”
E l’Italia? “L’idea di entrare nel Bel Paese esiste. Con la nostra scalabilità siamo in grado di affacciarci su un nuovo mercato molto velocemente, come abbiamo fatto in Messico, dove siamo sbarcati in quanto contattati da un grosso bus operator locale.”